13-08-2024 07:00:44 - Aggiornato: 13 August, 2024
Sha’Carri Richardson, una delle velociste più promettenti degli Stati Uniti, si è trovata al centro di una tempesta mediatica prima dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. A soli 21 anni, Richardson si è distinta vincendo i 100 metri nelle prove olimpiche statunitensi, qualificandosi come una delle favorite per la medaglia d’oro a Tokyo. Tuttavia, il suo sogno olimpico si è sgretolato quando è risultata positiva al THC, il composto psicoattivo della cannabis, con conseguente sospensione di 30 giorni e la sua squalifica dalla competizione.
Richardson ha consumato cannabis in Oregon, dove è legale, come un modo per affrontare il dolore emotivo dopo la morte della madre biologica. Anche se il suo consumo non aveva l’intenzione di migliorare le sue prestazioni, le rigide regole antidoping l’hanno esclusa dai Giochi Olimpici, e ha perso l’opportunità di competere nel suo momento migliore.
Arriviamo ai Giochi Olimpici di Parigi, dove Sha’Carri Richardson è tornata in pista con forza e determinazione, vincendo la medaglia d’argento. Sebbene questo risultato sia impressionante, molti si chiedono cosa sarebbe potuto accadere se avesse gareggiato a Tokyo, in quello che probabilmente era il picco delle sue prestazioni. La controversia sulla sua sospensione mette in evidenza un dibattito più ampio sull’uso della cannabis tra gli atleti d’élite.
⛳ La Cannabis e gli Atleti d’Élite
Il caso di Richardson non è isolato. Atleti leggendari come Usain Bolt, l’uomo più veloce del mondo, e Michael Phelps, il nuotatore più decorato nella storia olimpica, hanno anche ammesso di aver consumato cannabis. Nonostante ciò, entrambi hanno raggiunto l’apice delle loro carriere, dominando i rispettivi sport e stabilendo record mondiali. Questo suggerisce che il consumo di cannabis non necessariamente avvantaggia le prestazioni sportive, e certamente non ha impedito a questi atleti di raggiungere la grandezza.
Gervasio Deferr, il ginnasta spagnolo che ha vinto più medaglie olimpiche, ha anche affrontato la controversia per il consumo di cannabis. Nonostante ciò, il suo talento e la sua dedizione lo hanno portato in cima alla sua disciplina, dimostrando ancora una volta che la cannabis non è un fattore determinante nel successo atletico.
⭐ La Cannabis dovrebbe essere considerata doping?
Questi casi pongono una domanda cruciale: la cannabis dovrebbe essere considerata una sostanza dopante? La Agenzia Mondiale Antidoping (AMA) vieta la cannabis a causa di preoccupazioni sulla sicurezza e sullo spirito sportivo. Tuttavia, come abbiamo visto con Richardson, Bolt, Phelps e Deferr, il consumo di cannabis non sembra fornire un vantaggio competitivo significativo. Piuttosto, il suo uso è stato associato al rilassamento e al sollievo dallo stress, aspetti importanti per la salute mentale e il benessere generale degli atleti.
✨ Conclusioni e opinione di Pevgrow
In un mondo in cui la legalizzazione della cannabis è in aumento e la percezione pubblica sta cambiando, è fondamentale riconsiderare le politiche antidoping per riflettere una comprensione più sfumata delle sostanze e del loro impatto sulle prestazioni sportive. La storia di Sha’Carri Richardson, insieme agli esempi di altri atleti iconici, sottolinea la necessità di un approccio più equilibrato e giusto.
In Pevgrow, sosteniamo un approccio informato e compassionevole nei confronti della cannabis, sia per gli atleti che per i consumatori in generale. Perché è consentito il consumo di caffè e non quello di marijuana? Essendo il caffè uno stimolante che può aiutare a migliorare le prestazioni fisiche e la cannabis un rilassante che in ogni caso può danneggiare più che aiutare… Crediamo nell’importanza di educare e di eliminare lo stigma associato all’uso della cannabis, specialmente quando viene utilizzata in modo responsabile e consapevole. Cosa ne pensi dell’inclusione della cannabis nella lista delle sostanze proibite? Unisciti alla conversazione e condividi i tuoi pensieri con noi.
Credo che il cannabis non dovrebbe essere considerato doping, poiché non migliora le prestazioni fisiche e il suo uso è più legato al rilassamento che al vantaggio competitivo.